Quest'oggi vorrei affrontare con voi un'altro argomento piuttosto delicato, ma un argomento che comunque può interessare più o meno tutti: il raggiungimento dell'Illuminazione o, quanto meno, di uno stato di pace mentale interiore... che nella vita può sempre far comodo anche a chi non pratica sentieri spirituali.
Ho scelto di suddividere questo argomento in più post, per facilitare la lettura e per evitare di scrivere troppo in un singolo post.
In questo primo post inizieremo facendo una breve descrizione di cosa intendevano gli antichi per "Illuminazione" e parleremo di come è strutturata a grandi linee la mente umana.
Prima di iniziare però andrebbe chiarito cosa si intende per Illuminazione, affinché possiamo chiarire ciò di cui sto parlando onde evitare fraintendimenti.
Illuminazione deriva da illuminare, ovvero fare luce su un qualcosa. Come quando noi giriamo per la casa di notte con una torcia dopo che è andata via la corrente.
In particolare nelle dottrine orientali essere illuminati (Buddha) significa possedere il più alto grado di consapevolezza fino al punto di rendere il proprio inconscio, perfettamente conscio... quindi avere la piena coscienza e consapevolezza di se, aver illuminato ogni angolo oscuro che si cela dentro di noi, averlo affrontato e alla fine vinto. Illuminazione significa anche trascendere la coltre di fumo della propria mente e liberare il vero sé, il vero io. Essere liberi di essere se stessi, senza lasciarsi influenzare dai meccanismi automatici che avvengono all'interno della nostra mente, elevando così la nostra coscienza.
Ma cosa è la coscienza? Che significato le vogliamo attribuire in questo e nei post successivi?
Coscienza deriva dal latino Cum-scire ovvero "sapere insieme". Anticamente si riteneva infatti che il cervello umano fosse suddiviso in tre parti, ognuna relativamente indipendente dall'altra (oggi tornate in auge e riutilizzate anche dalla neuroscienza moderna):
- Centro motore-istintivo: regola tutti i meccanismi legati al moto e alle funzioni fisiologiche, esso è legato anche ai meccanismi istintivi e primordiali. E' la parte più veloce del nostro cervello ed è quella che agisce ancor prima che noi possiamo formulare un qualsiasi pensiero o provare una qualsiasi emozione.
- Centro emotivo: regola le emozioni e tutte le funzioni ad esse collegate, è più lento rispetto al centro istintivo e leggermente più veloce del centro intellettivo.
- Centro intellettivo: sede del pensiero e della ragione, della memoria e delle conoscenze. E' la parte più lenta e di solito è l'ultima ad attivarsi nei processi di formazione del pensiero.
Ho riassunto questi tre centri nel seguente schema: (cliccare per ingrandire)
L'Io profondo in questo schema e nei seguenti viene considerato parte del "centro motore-istintivo", poiché io ritengo che quello che viene definito istinto non sia solo un meccanismo votato alla sopravvivenza, tipicamente animale quindi, ma piuttosto una specie di conoscenza nascosta che salta fuori quando meno ce lo aspettiamo, che tutti hanno ma non sempre sono consapevoli di avere. Quindi il nostro Io profondo è intimamente legato ai nostri istinti primordiali, sebbene non siano la stessa cosa ma due cose ben distinte. Se ci si pensa bene è così.
Esso è quella voce di sottofondo sottile e indefinibile che ci sussurra ciò che è meglio per noi e ci parla attraverso i sentimenti e le sensazioni (entrambi hanno a che fare con il sentire e rientrano nella sfera interiore, sensoriale, personale e soggettiva, e non vanno confusi con le emozioni che sono manifestazioni per lo più esteriori). L'Io profondo è in grado di percepire la realtà senza interpretazioni del pensiero ed esso è quindi svincolato dal passato in quanto potrebbe essere diverso e svincolato dal futuro, perché ancora non si conosce. E' concentrato nel qui ed ora ed è capace di attenzione totale.
L'Emozione fa parte naturalmente del "centro emotivo" e non deve essere confusa con il sentimento. L'emozione infatti è un meccanismo che si attiva automaticamente, anche quando una certa reazione emotiva non sarebbe necessaria o addirittura controproducente in un preciso contesto. Essa è accompagnata anche da una modificazione che avviene nel nostro corpo per mezzo dell'attività ghiandolare, ormonale, cardiocircolatoria, motoria ecc... (Reazione emotiva)
Essa si manifesta quando si ha a che fare con un esperienza di qualsiasi tipo, che la mente associa ad una situazione che l'ha provocata. Quindi tale associazione finisce con l'innescare una determinata reazione al verificarsi delle stesse condizioni. Ad esempio se vediamo una persona cadere in modo buffo sorridiamo o ridiamo automaticamente, anche se non vogliamo oppure pensiamo ad un bambino che ha paura delle siringhe e degli aghi, esso associa il dolore a tali strumenti e di conseguenza prova automaticamente l'emozione della paura ogni qual volta vede un ago o una siringa).
Il Pensiero invece in questo schema rappresenta il "centro intellettivo", sebbene non siano la stessa cosa ma il pensiero è un prodotto di esso.
Questa parte della nostra mente è colei che è in grado di alimentare un costante dialogo interiore, il pensiero è un processo perpetuo che si autoalimenta ed è incapace di prestare attenzione al qui ed ora, esso tende infatti a volgere la sua attenzione altrove (al passato come fonte di esperienza e al futuro come via di fuga). E' incostante e cambia idea di continuo. E' impegnato costantemente ad elaborare piani astuti o a proteggerci dalle esperienze negative passate e anche da quelle future, inibendoci.
Questi tre elementi possono lavorare indipendentemente l'uno dall'altro, ma a volte lavorano anche in coppia mettendo insieme le loro capacità, creando combinazioni e comportamenti diversi... e altre volte invece sono in disaccordo fra di loro.
Naturalmente la mente umana è un qualcosa di troppo complesso per poterlo riassumere correttamente, questa è solo una possibile interpretazione di ciò che avviene al suo interno.
Quindi la coscienza ovvero il "sapere insieme" per gli antichi significava proprio raggiungere uno stato interiore di sintonia fra questi tre elementi che, se veniva raggiunto, permetteva all'uomo di elevare la propria ragione.
La coscienza è una visione d'insieme dunque, che ci permette in un certo senso di distinguere il giusto dallo sbagliato, il vero dal falso a seconda della situazione in cui ci troviamo.
Potremmo dedurre da tutto questo che risvegliare la propria coscienza sia il primo passo verso l'Illuminazione.
Sebbene le dottrine orientali considerino l'Illuminazione un qualcosa di naturale, capirete anche voi che porsi e raggiungere questo obbiettivo non è certo una passeggiata. Dopotutto non siamo tutti dei Buddha.
Però c'è di buono che tutti possiamo sperimentare questa Illuminazione, anche solo al livello più basso.
Non è facile, ognuno di noi deve trovare la sua strada e imparare a relazionarsi con quello che avviene all'interno della propria mente.
C'è da dire che molto spesso noi crediamo di essere la mente che pensa e di conseguenza ci identifichiamo con i nostri pensieri. Ma in realtà queste tre componenti che "parlano" all'interno della nostra mente non sono altro che voci che il nostro vero IO dovrebbe saper interpretare, capendo quando è lecito ascoltarle o meno, senza lasciarsi influenzare troppo da esse.
Nel prossimo post parleremo di cosa effettivamente ci impedisce di concentrarci, di ascoltare il nostro Io profondo e di sperimentare l'Illuminazione. Parleremo del conflitto che può scaturire all'interno della nostra mente, di come questo porti ad inibirci e cosa possiamo fare per impedirlo.
Interessante, Alessandro.
RispondiEliminaHo scritto tante note, sulla "illuminazione", a commento dei tuoi pensieri circa l'Illuminazione, forse è meglio che le posto alla fine dei tuoi post sulla "illuminazione".
E' bella cosa che ne parli, è un argomento dibattuto in certi ambienti spirituali.
Ciao e Buona Giornata.
Tiziano
Grazie Tiziano, mi piacerebbe molto leggere queste tue note. Sentiti pure libero di postarle qui se lo ritieni opportuno altrimenti ti leggerò volentieri in privato.
EliminaBuongiorno.
RispondiEliminaEcco alcune note sulla "Illuminazione".
L'ILLUMINAZIONE è quando dici : “Ah, adesso ho capito !” Non ha niente a che fare con la giusta azione. E' solo una comprensione a livello mentale.
Non so se gli animali sono illuminati, ma sicuro agiscono nel modo giusto (forse lo sono, illuminati).
Anche le piante, le rocce, l'acqua e l'aria agiscono nel modo giusto.
L' Illuminazione totale forse non esiste (si sarebbe il Tutto, mentre invece siamo Parte del Tutto). Illuminazioni parziali esistono e sono tante, diverse.
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“Risvegliare la propria coscienza” : forse animali, piante, rocce, aria ed acqua hanno una coscienza sufficiente, noi vogliamo una coscienza da Dio, ma non la potremo mai avere. Credo che la vera illuminazione sia riconoscere che facciamo parte della Natura, e siamo fratelli degli animali, piante, rocce, aria ed acqua e fermarci qui, non desiderare di capire altro.
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Al “risveglio”, dovrebbe seguire la “giusta azione” (che è la “miglior azione possibile”).
Tiziano
Grazie Tiziano per queste tue note.
EliminaE' vero. La giusta azione è una conseguenza dell'essere illuminati, l'essere illuminati però non ha nulla a che fare con la conoscenza o la giustizia umana, quindi è molto difficile classificarlo in base a questi termini.
Gli animali in quanto pure loro esseri dotati di coscienza propria possono essere illuminati o meno, anche se nel loro caso è molto più difficile dato che molto spesso la vita che fanno non è facile e per loro i meccanismi menzionati sopra sono dei must e dei salvavita. E' difficile se non obsoleto occuparsi di cose come l'illuminazione per un essere vivente che passa la maggior parte della sua vita alla ricerca di cibo, alla ricerca di un partner o a scappare dai pericoli.
Tuttavia è così, anche un animale può sperimentare tale stato per brevi periodi quando non è vittima del suo istinto conservatore (di cui parlerò più avanti), ed essendo l'illuminazione un fenomeno naturale e non sovrannaturale (in quanto non esiste niente di sovrannaturale) è molto più frequente di quel che si pensi. Non è necessario pensare per forza a Budda o ad altri personaggi influenti come Gesù, né si chiede di raggiungere la perfezione sulla base di qualche regolamentazione umana. Questo stato esiste e basta, e l'unica cosa necessaria per risvegliarlo è essere consapevoli.
Molte volte gli animali dimostrano di essere più consapevoli e più coscienti dell'uomo, questo sì. Ma neppure loro fanno sempre la cosa giusta in quanto dotati di quello che viene chiamato libero arbitrio. (dopotutto siamo anche noi animali... e guarda che abbiamo fatto)
Siamo delle bolle coscienti all'interno del Tutto, ne facciamo parte ma per qualche motivo, che ancora non mi so spiegare, ci viene lasciata la libertà di disobbedire al suo richiamo (cosa che entità prive di coscienza propria come l'acqua, l'aria e il fuoco non possono fare). Siamo tutti collegati alla stessa rete e secondo me quella che viene chiamata illuminazione è la porta di accesso alle informazioni contenute in tale rete, informazioni che in buona parte già riceviamo ma di cui siamo inconsapevoli. Essere illuminati non è un sovrapiù, significa rendere tali informazioni da inconscie a conscie.
Questa è l'unica spiegazione che riesco a darmi riguardo al fatto che persone provenienti da culture diverse e da credo diversi in tutto il mondo, pur non essendo entrate in contatto fra loro, siano giunte alle stesse conclusioni o a delle conclusioni molto simili.
L'uomo è una coscienza ribelle, perché appunto rifiuta il fatto di essere Uno con il Tutto e questo lo porta inevitabilmente a negare la sua esistenza, finendo di fatto per desiderare di sostituirsi ad esso. Questo tipo di discipline, che vedono l'uomo come un Dio, di fatto non si possono chiamare come "spirituali" e nemmeno si possono considerare "verità" in quanto sono mosse dal desiderio di essere divisi dal Tutto e dal desiderio di elevarsi al di sopra di esso. E questo come giustamente dici tu non potrà mai accadere.
Ma anche di tutto questo avrò modo di parlare inseguito riguardo a ciò che io chiamo coscienza suprema o coscienza universale (ovvero il Tutto, ciò che molte religioni chiamano col nome di Dio insomma).
Ciao
Alessandro.