venerdì 22 gennaio 2016

Schiavi della complessità


Ormai non faccio che ripeterlo, l'essere umano è schiavo. Schiavo di molte cose, ingabbiato e intrappolato in un labirinto che sembra senza uscita.
Ma vi è una cosa che ci ha reso schiavi più delle altre... è la gabbia della complessità in cui siamo finiti. Gabbia che ci siamo costruiti da soli, generazione dopo generazione. Una gabbia che ha le sue radici ben piantate nell'idea stessa di "società civile".


Fin dalle prime civiltà l'essere umano ha dovuto fare i conti con i problemi più disparati. Problemi che, invece di diminuire come ci si auspicava, aumentavano uno dietro l'altro.
Tentare di risolvere un problema da sempre ha avuto come conseguenza l'insorgerne di altri.
L'agricoltura necessitava di braccia per lavorare la terra efficacemente e in tempi brevi, allora ecco che l'essere umano si è riunito in grandi città. Ma questo ha solo creato altri problemi.
Nelle grandi città, in tutto il corso della storia, vi sono sempre stati problemi di carattere igenico/sanitario, problemi legati alla criminalità e problemi di tipo sociale, caratterizzati da incomprensioni e rivalità fra vicini e lontani.
Allora l'essere umano ha tentato di porre rimedio anche a questi problemi: così sono nate le leggi e le norme, la burocrazia, i tribunali e le carceri; così sono nate le religioni con i loro comandamenti; così è nato il governo, così sono nati i governatori, i re e gli imperatori; così sono nate le ingiustizie e le differenze economiche che poi hanno determinato la differenziazione della popolazione in classi sociali.
E così si è continuato a fare, in un circolo vizioso che continua ancora ad oggi. Problema attira problema, chiodo scaccia chiodo. Più problemi si tentava di risolvere e più ne comparivano.
Questo ci ha portati inevitabilmente alla costruzione di un sistema sempre più complesso, perfetto soltanto in apparenza.
Tutte le grandi battaglie per i diritti civili, la parità dei sessi, le pari opportunità, i movimenti rivoluzionari degli anni '20, le leggi che tutelano il lavoro... tutte queste cose vengono spesso dipinte come delle "grandi conquiste" introdotte dalla civiltà e dalla democrazia.
Ma la realtà è ben diversa, in realtà tutte queste cose già c'erano ancor prima che l'uomo fondasse le prime civiltà e, a ben pensare, prima della civiltà non c'era davvero bisogno di tutto questo.
Tutti godevano dello stesso rispetto e nessuno veniva davvero discriminato, le donne erano valorizzate e ricoprivano già ruoli importanti quanto gli uomini; mentre i lavoratori non avevano bisogno di essere tutelati, in quanto il lavoro dipendente nemmeno esisteva, ognuno lavorava semplicemente per il benessere collettivo.
Ma se prima tutte queste cose c'erano già, significa che in tutto questo tempo non abbiamo fatto molto di "innovativo" in campo sociale. Tutto questo dimenarsi e agitarsi per cosa, esattamente? Tutto ciò è servito solo a rendere le cose più complesse e difficili di quanto non erano prima.
In campo sociale abbiamo più o meno le stesse cose che avevamo prima della civilizzazione, anzi in certi casi abbiamo fin troppo, eppure non siamo felici!


Viviamo in un contesto societario che ci impone una costante ricerca della complessità. Si ricercano pensieri complessi, progetti complessi, vite complesse, emozioni complesse, regolamentazioni complesse, tecnologie complesse... tutto è in funzione del mantenimento di questo stato di complessità.
Più una cosa è complessa e più richiede complessità per il suo corretto funzionamento. Più una cosa è complessa e più necessita di norme sempre più complesse e restrittive, atte al suo controllo. Più una cosa è complessa e più necessita di materia ed energia per il suo mantenimento.
Spesso sentiamo parlare di "Crescita", ma che cosa rappresenta la crescita se non il passaggio da un sistema semplice ad uno sempre più complesso?
Quindi a che pro crescere, se questo alla fine ci rende le cose sempre più difficili; se questo alla fine ci rende schiavi? A sto punto non era meglio rimanere nel nostro brodo fatto di cose semplici e gesti semplici? A sto punto non era meglio campare 30 anni in meno, non pagare l'INPS, non percepire la pensione e godere di quei pochi anni (e della giovinezza) che avevamo a disposizione per fare qualcosa di concreto nella nostra vita, prima di morire naturalmente, come è giusto che sia?

Facciamo un'altro esempio.
Pensiamo alla tecnologia... fino a qualche tempo fa ad un telefono per funzionare correttamente bastava essere connesso ad una linea fissa.
I moderni telefoni cellulari invece, per quanto comodi siano, sono oggettivamente più complessi rispetto ai primi telefoni. Sono costruiti con materiali complessi, necessari allo svolgimento delle loro funzioni complesse. Hanno bisogno di connettersi ad una cella, e per farlo deve esserci campo; hanno bisogno di una rete wi-fi per scaricare software aggiornato e infine di una presa di corrente ogni tanto per poter ricaricare la batteria. Batteria che non può essere ricaricata all'infinito... senza contare che comunque per essere complessamente "alla moda" bisogna cambiare telefono ogni 1-2 anni.
Questo ha generato nuovi problemi, ad esempio quello del corretto smaltimento a fine vita dell'apparecchio. Molti dei minerali rari che lo compongono non possono essere riciclati e questo è un bel guaio per la nostra attuale situazione globale.
Creare telefoni sempre più complessi per semplificarci la vita ha solo creato nuovi problemi sempre più complessi che ce l'hanno resa (e ce la stanno rendendo) sempre più difficile.
Si è creato un circolo vizioso per cui non possiamo più fare a meno delle nuove complessità introdotte. Ad oggi chi di noi tornerebbe indietro? Ben pochi ne avrebbero il coraggio e/o la volontà.
Per questo i post che scrivo su questo blog sembrano utopici o robe da sognatore romantico ai più.
Perché siamo schiavi di questo circolo vizioso. Tornare indietro non è un opzione contemplata; perché è la dipendenza che si è creata, non che la nostra paura di non poter sopravvivere senza ciò che abbiamo ora, a non farcela contemplare. C'è della logica dunque in ciò che sto tentando invano di comunicare da più di 3 anni.

C'è davvero bisogno di più semplicità. Io adoro le persone semplici, che sanno comunicare pensieri semplici ma allo stesso tempo carichi di una saggezza profonda e a modo suo "complessa", perché non direttamente comprensibile a tutti.
Ecco dovremmo imparare di più da queste persone. Queste persone con la loro vita ci insegnano o ci hanno già lasciato un messaggio, una testimonianza.
Ci dicono in tutti i modi che c'è bisogno di semplicità per compensare appunto questo eccesso di complessità che caratterizza in modo particolare la nostra epoca.
Complessità che fra l'altro ci sta portando alla rovina, quando in principio si supponeva dovesse salvarci la vita.

Abbiamo da imparare anche dalla Natura.
Molti dicono che il fenomeno della "Crescita" è del tutto in linea con i dettami di Madre Natura.
Se da una parte è vero il fatto che, da un punto di vista biologico, ogni specie vivente si è evoluta in forme sempre più complesse, è vero anche che sono state proprio le specie viventi più semplici quelle che hanno resistito a tutte le varie estinzioni di massa.
Pensiamo ai batteri, e chi li distrugge più? Eppure nella loro complessa semplicità riescono ad adattarsi ad ogni ambiente e ad ogni condizione con estrema facilità.
E' come se il Tutto volesse comunicarci attraverso le varie estinzioni di massa che non è per forza necessario intraprendere una pazza corsa verso un sistema sempre più complicato. Metaforicamente è come se ci dicesse: "Hey ragazzi, guardate che i sistemi semplici sono spesso quelli più efficaci, seguite questa strada."
E' una cosa un po' folle, me ne rendo ben conto. Però c'è della verità in questo.


E allora perché ci ostiniamo a perseguire questa folle corsa verso una complessità e una inflessibilità sempre maggiore?
Forse perché abbiamo perso di vista il fatto che spesso i problemi nascono da una situazione di squilibrio. Non si può curare lo squilibrio rendendo complesso ciò che in origine era semplice. Non si risolvono i problemi separando ciò che prima era unito. Per risolvere i problemi spesso è necessario instaurare e recuperare l'equilibrio perduto. Allora sì che ogni cosa può andare naturalmente al suo posto, al posto che gli spetta. Allora sì che vi può essere una crescita sana ed equilibrata.
Ma se noi forziamo questo meccanismo, controllandolo attraverso l'imposizione di un sistema sempre più rigido e complesso, non facciamo altro che peggiorare le cose.

E pensandoci bene è proprio quello che sta accadendo con la nostra società, in tutto il mondo.

7 commenti:

  1. Bellissimo, chiarissimo, purissimo articolo.
    Tiziano

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  2. Belle parole, concetti esatti... ma per cambiare le cose, anche se si dovesse "tornare indietro", ci vuole coraggio.
    E in Italia, si sa, di coraggio non ne esiste più da un pezzo.

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    1. Concordo, la cosa purtroppo vale anche per me.
      Il problema principale secondo me è che chi si sente di intraprendere questa strada deve fare i conti, oltre che con la propria sopravvivenza, anche con la legge Italiana.
      Lo stato non permetterebbe mai una cosa simile e farebbe di tutto per ostacolare chi vuole vivere in modo diverso.

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  3. Ciao Xander!

    Articolo che condivido pienamente. La semplicità è la cosa più elementare che possa esistere ma anche la più importante.

    Pensa ad esempio alle relazioni tra le persone d'oggi... comunicano per conoscersi, si incontranno, trascorrono del tempo insieme e alla fine non concludono nulla. Tutto questo quando invece bastava all'inizio dire soltanto una cosa:la verità per quanto riguarda ciò che pensiamo degli altri.

    L'esempio dei microbi è incredibile. A me personalmente i primi esseri viventi che vengono in mente per la loro semplicità sono gli scarafaggi. Vabè, alcuni di questi si nutrono di resti e di humus, forse è un esempio sbagliato.

    Per quel che riguarda la legge e tutte le riforme che si fanno attualmente, mi pare che in un mondo più semplice non ci sarebbe bisogno di tutto questo, poichè basterebbe esclusivamente il buonsenso. Penso altrettanto che lo scopo della complessità sia quello di fregare il prossimo. Una persona che non conosce la legge è più facile ingannarla. Per questo difatti esistono gli avvocati, i giudici ed i magistrati che ci guadagnano. La stessa cosa vale per le banche. Pochi conoscono il sistema con cui queste ci fottono. Anno commerciale e anno civile, usati quando conviene, giusto per far un esempio. La stessa cosa vale se vai da un meccanico ed invece di cambiarti un solo pezzo nella tua macchina, ti chiede soldi per il cambio di un intero sistema. L'ignoranza viene sfruttata perchè per natura lo siamo e lo dobbiamo essere perchè tutto quel che ci serve sapere lo abbiamo già dentro di noi.

    Jan

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    1. Ciao Jan, grazie per essere passato.

      Purtroppo sì, hai ragione. In questo mondo non vi è spazio per la semplicità.
      Per quel che riguarda le leggi e le conoscenze, so bene di che parli.
      Purtroppo anche nel settore in cui lavoro c'è molta ignoranza, c'è molta complessità... quando in realtà le cose potrebbero essere semplicissime.

      La vita ce la complicano apposta per renderci schiavi di un sistema di cui non abbiamo alcun controllo.

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  4. Mi hanno sempre affascinato i mestieri antichi ed il loro ''non bisogno'', il fatto di poter contare sulla propria forza, su quello che si è appreso e null'altro. Tutto quello che serviva te lo potevi fare, procurare o costruire(detto semplicisticamente) ed è proprio così che sognerei di essere, forse senza il coraggio di farlo, perchè si, dipendiamo da molte cose.. A volte penso: cos'è basico per vivere? il resto è tutto in più..se dovesse succedere qualcosa, per esempio scomparire l'energia elettrica come faremo? Moriremo? Ma moriremo più per l'angoscia di non poterla avere. E se perdessimo tutto? Dovremmo pensare sempre alle cose materiali (e non solo) come non strettamente necessarie, per non essere noi impossessati da esse, mentre ora, chi più vive senza telefono? O senza aria condizionata?
    ....

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    1. Ciao Teresa,

      Condivido questa tua riflessione, spesso mi chiedo come siamo potuti arrivare al punto da non essere più nemmeno capaci di badare a noi stessi e di procurarci da soli ciò che ci serve per vivere.
      Dipendiamo in troppe cose da un sistema che funziona male ed è stato progettato male. In parte questa dipendenza è "parte del gioco" nel senso che è stata ideata di proposito dal sistema capitalistico in cui siamo inseriti. Se crei un bisogno, crei un mercato. E come creare un bisogno? Rendendo la gente incapace di provvedere da sola a ciò che gli serve.
      Questo è un sistema che pensa esclusivamente al suo mantenimento in essere ignorando completamente tutte le conseguenze annesse e inevitabili.

      Comunque per un uccello nato in gabbia è difficile trovare il coraggio di volare. E noi siamo un po' tutti come degli uccellini in gabbia.

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