venerdì 10 gennaio 2014

Gesù predicava l'ecologia profonda? (parte 2)


Nel post precedente abbiamo esaminato una possibile, alternativa interpretazione della parabola dei vignaioli omicidi mettendo in evidenza i vari collegamenti fra ecologia profonda e il messaggio di Gesù.

Sebbene la parabola dei vignaioli omicidi è molto dura e pessimistica riguardo al destino dell'umanità (se l'uomo continuerà a disobbedire al richiamo del Tutto verrà inevitabilmente cancellato dall'esistenza), vi sono molte altre parabole di Gesù che invitano alla speranza e al possibile ravvedimento dell'uomo.
La parabola dei vignaioli omicidi infatti ci mette in guardia dicendoci quello che accadrà se l'uomo non cambia condotta ma ve ne sono altre invece che ci dicono cosa accadrà se l'uomo converte la sua vita.



La più famosa è senz'altro la parabola del "figlio prodigo" che trasposto letteralmente significa "il figlio spendaccione".
Questa parabola è molto interessante da questo punto di vista...
Parla di un figlio che vuole essere indipendente dal padre e si fa dare dei soldi per andare in città e crearsi una vita tutta sua.
Ma una volta andato in città inizia a sperperare il denaro con prostituite, bevande e ogni altro divertimento fino a che non finisce a pascolare i porci per pagare i suoi debiti di gioco. Alla fine il figlio si rende conto del suo sbaglio e torna dal padre che lo accoglie a braccia aperte.
Tutto questo cosa vi ricorda? Non vi sembra un messaggio fin troppo attuale per esser stato pronunciato più di 2000 anni fa?

L'interpretazione ufficiale è che Dio è sempre disposto ad accogliere e perdonare i "peccatori".Onestamente a me non piace molto questa distinzione, secondo molti cristiani (e anche secondo le altre religioni monoteiste)  il mondo si divide in "giusti" e "peccatori". Ma se si crede a ciò inevitabilmente si finisce col creare differenze creando uomini di serie A e altri di serie B, con tutti i problemi che ciò comporta.
Io preferisco ampliare il significato delle parabole di Gesù a un livello globale e universale, piuttosto che rilegarle ai soli "peccatori" o ai soli ebrei, creando anche interpretazioni alternative alle solite brodaglie che ci propinano ogni giorno.
Tutta l'umanità è peccatrice per antonomasia in un certo senso... nessun uomo escluso. O accettiamo il fatto che i "peccatori" non esistono o accettiamo il fatto che tutti lo sono.

Quindi secondo me c'è un'altra interpretazione, molto più interessante, che si potrebbe fare.
Ma prima leggiamo insieme la parabola.


(Luca 15, 11-24) «Un uomo aveva due figli. Il più giovane di loro disse al padre: "Padre, dammi la parte dei beni che mi spetta. Ed egli divise fra loro i beni. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, messa insieme ogni cosa, partì per un paese lontano e vi sperperò i suoi beni, vivendo dissolutamente. Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una gran carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora si mise con uno degli abitanti di quel paese, il quale lo mandò nei suoi campi a pascolare i maiali. Ed egli avrebbe voluto sfamarsi con i baccelli che i maiali mangiavano, ma nessuno gliene dava. Allora, rientrato in sé, disse: "Quanti servi di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Io mi alzerò e andrò da mio padre, e gli dirò: 'Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te: non sono più degno di essere chiamato tuo figlio; trattami come uno dei tuoi servi'". Egli dunque si alzò e tornò da suo padre. Ma mentre egli era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe compassione; corse, gli si gettò al collo e lo baciò. E il figlio gli disse: "Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te: non sono più degno di essere chiamato tuo figlio". Ma il padre disse ai suoi servi: "Presto, portate qui la veste più bella e rivestitelo, mettetegli un anello al dito e dei calzari ai piedi; portate fuori il vitello ingrassato, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita; era perduto ed è stato ritrovato". E si misero a fare gran festa.»


In questa parabola abbiamo il figlio più giovane che rappresenta l'umanità intera.
Questo figlio si allontana da suo padre, perché vuole vivere in modo indipendente: vuole decidere da sé cosa è bene o male fare e vuole vivere pensando solo a sé stesso. (Altro collegamento con il brano dell'Eden nel libro della Genesi)

Ma questo figlio non ha fatto i conti con le conseguenze di questo vivere secondo sé stesso, infatti ben presto spende tutto ciò che ha solo per compiacere i suoi desideri. Il suo stile di vita "dissoluto" lo porta a consumare, consumare e ancora a consumare fino a che, dice la parabola, spende tutto quello che ha.
Lo "spendere tutto" può essere inteso come lo sperpero delle risorse naturali da parte dell'uomo. Dio infatti in principio ha affidato all'uomo "del denaro" che sta a simboleggiare qualcosa di importante, importante come la vita nel suo complesso sul pianeta.

La parabola, inoltre, collega il fatto che il figlio abbia speso tutto a una grande carestia.
Tutto questo ci ricorda in un certo senso il nostro vivere moderno. Anche noi ora, in questa epoca, siamo più che mai "figlio prodigo". Il nostro egoismo e il nostro vivere dissolutamente sta portando il pianeta a sperimentare un grave periodo di carestia. Le nostre azioni stanno trascinando alla rovina anche le altre specie viventi e la Terra perderà ben presto la sua fertilità. Già ora stiamo sperimentando gli effetti di questa grave carestia, sia da un punto di vista materiale sia da un punto di vista spirituale. E c'è chi dice che questo è solo l'inizio.

Durante questa carestia, il figlio finisce a pascolare i porci per pagare i suoi debiti.
Di per sé questa frase (come le altre della parabola) non ci dice nulla, sembra una frase buttata lì così, ma se si riflette bene sul significato delle singole parole si intuisce che non sono messe lì a caso, ma hanno una loro logica.
I maiali nella cultura ebraica sono considerati animali immondi, impuri (lo so è una cosa stupida, ma che ci volete fare se vogliamo comprendere e cogliere il messaggio dobbiamo anche "accettare" i credo di chi ha scritto tali testi).
Quindi finire a pascolare i porci per pagare i debiti sta a simboleggiare una "caduta in basso" un'umiliazione tremenda.
L'essere umano, nella sua dissolutezza, finirà (se non c'è già finito ora) con l'umiliare se stesso, col costringersi a uno stile di vita che lo renderà infelice e che lo condurrà alla schiavitù. E tutto questo solo perché l'uomo ha seguito il suo egoismo, negando la presenza di Dio, dell'energia universale, nella sua vita. L'uomo dovrà soffrire per pagare questo debito.
A un certo punto il figlio ritorna in sé e dice: "Ma chi me lo fa fare di fare questa vita? Stavo così bene a casa di mio padre. I suoi servi se la passano meglio di me."
Questo rappresenta in un certo senso il Risveglio, il momento in cui l'umanità capirà di aver sbagliato tutto e tornerà pentita sui suoi passi ritrovando così l'armonia con l'energia che pervade l'Universo, con Dio o comunque voi lo chiamate o concepite.
Questo rappresenta la Nuova Era, quando l'uomo tornerà a vivere in armonia col Tutto vi sarà una grande festa e un grande periodo di gioia.
"Ammazzare il vitello grasso" rabbrividiranno i vegetariani o gli animalisti a sentire una cosa del genere, ma dobbiamo capire che anche questa è un'espressione della cultura ebraica di quel tempo.
Il vitello grasso veniva tenuto per gli avvenimenti importanti, "ammazzarlo e mangiarlo" è un simbolo di festa, un simbolo di abbondanza e prosperità
Vi è davvero bisogno di festeggiare poiché, come dice il padre nel seguito della parabola, "tuo fratello era morto, e ora è tornato alla vita".


Concludo questo post con una riflessione:

Non siamo anche noi un po' morti come il figlio della parabola? Dio solo sa quanto l'uomo abbia bisogno di una bella secchiata di acqua gelida in faccia per rientrare in sé.
Perché noi non siamo in noi stessi, non sappiamo quello che stiamo facendo.
Abbiamo rinnegato il Tutto per seguire noi stessi, i nostri desideri malsani, la nostra fame insaziabile e la nostra vita, così facendo, è ormai divenuta insostenibile.
Quanto dolore ancora ci attende, quanta desolazione ci stiamo lasciando dietro e quanta ancora ce ne sarà se l'uomo non cambia la sua condotta.

Non è forse giunto il momento di ridestarci da questo incubo apparentemente senza fine?
Coraggio dunque, tutti noi ne abbiamo bisogno. Abbiamo bisogno di tutto il coraggio che ci serve per abbandonare la perversione in cui siamo precipitati e tornare indietro sui nostri passi.
Ritorniamo da nostro Padre e da nostra Madre, diventiamo anche noi parte del Tutto e diventiamo gli strumenti della sua volontà affinché con la nostra breve esistenza possiamo finalmente rendere gloria all'immensità dell'Universo.


Argomenti correlati:

(parte 3) Il Regno dei cieli

(parte 1) Parabola dei vignaioli omicidi


2 commenti:

  1. Grazie.
    Non avevo mai considerato la parabola sotto questo aspetto.
    Molto interessante.
    Ciao.

    Gianni Tiziano

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