Molti potrebbero sdegnarsi nel sentirsi dire ciò. E' luogo comune, infatti, pensare che egli si sia occupato solo della dimensione spirituale dell'uomo. predicando di regni astratti lontani dalla realtà e dando regole da seguire per entrare a farvi parte.
E' cosa comune, inoltre, pensare che Gesù spronasse la gente a pensare a vite ultraterrene e al "dopo" la morte, sbattendosene completamente della parte naturale dell'esistenza o del presente.
Il Cristianesimo stesso viene accusato dagli ecologisti di tutti i tipi come la principale causa della diffusione di una mentalità antropocentrica sul nostro pianeta (con relative conseguenze).
E allora com'è possibile che l'insegnamento di Gesù riguardi anche ciò che noi chiamiamo con il termine "ecologia profonda"? Continuate a leggere, cercheremo di capire insieme il come e il perché di tutto questo.
Se si prende in mano il Vangelo e lo si legge attentamente focalizzandosi sul significato delle parole di Gesù (e non sulle interpretazioni che sono state fatte da santoni, predicatori e esponenti delle varie Chiese) si intuisce subito che il vero messaggio di Gesù è molto vicino a noi e al mondo naturale, non si tratta quindi di un qualche messaggio giunto da un qualche regno ultraterreno lontano chissà dove.
Il messaggio del Vangelo non è l'antropocentrismo, non è "pensiamo a noi stessi e alla nostra anima, tutto il resto che bruci all'inferno". No! Niente di tutto questo!
Il Vangelo parla di conversione, conversione della condotta pervertita dell'uomo... un inno al cambiamento, al rispetto di tutte le cose, all'analisi spirituale interiore, nonché un qualcosa che invita ad arrivare alla conoscenza di Dio attraverso il mondo che ci circonda. Questo è il vero messaggio del Vangelo, o almeno questo è ciò che io vedo al suo interno.
Molti dei messaggi contenuti nel Vangelo sono più che compatibili con lo stile di vita e con la filosofia proposta dall'ecologia profonda.
Ma veniamo al dunque...
Iniziamo col parlare della parabola dei vignaioli omicidi, quale esempio migliore per mostrare l'inesorabile collegamento fra il Vangelo e il concetto moderno di "ecologia profonda"?
(Lc 20,9-16) "Un uomo piantò una vigna, la diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano per molto tempo. Al momento opportuno, mandò un servo dai contadini perché gli dessero la sua parte del raccolto della vigna. Ma i contadini lo bastonarono e lo mandarono via a mani vuote. Mandò un altro servo, ma essi bastonarono anche questo, lo insultarono e lo mandarono via a mani vuote. Ne mandò ancora un terzo, ma anche questo lo ferirono e lo cacciarono via. Disse allora il padrone della vigna: 'Che cosa devo fare? Manderò mio figlio, l'amato, forse avranno rispetto per lui!'. Ma i contadini, appena lo videro, fecero tra loro questo ragionamento: 'Costui è l'erede. Uccidiamolo e così l'eredità sarà nostra!'. Lo cacciarono fuori della vigna e lo uccisero. Che cosa farà dunque a costoro il padrone della vigna? Verrà, farà morire quei contadini e darà la vigna ad altri"
Naturalmente il linguaggio usato da Gesù è un linguaggio usato per fare breccia nella mente della gente, spesso dipingendo situazioni che all'epoca erano familiari alla stragrande maggioranza della gente. La parabola non è un inno alla schiavitù o allo sfruttamento dei braccianti agricoli per gli interessi dei ricchi e potenti. E' solo una metafora. Chiarito questo passiamo oltre...
Il "padrone della vigna" menzionato nella parabola, altri non è che Dio... o Madre Natura, legge Universale, Energia pura e suprema, il Tutto ... o in qualunque altro modo voi vogliate chiamarlo o concepirlo, la sostanza non cambia.
La parabola dice che questo padrone piantò una vigna. Possiamo associare alla figura della vigna il nostro amato pianeta Terra. (notare anche la somiglianza a tal proposito con il brano dell'Eden nel libro della Genesi. Qui la parola "vigna" è sostituita con "giardino").
Da notare anche che l'atto di "piantare" (così come ogni altra azione compiuta da Dio) è anch'esso metaforico. Quando mai Dio ha le mani per piantare o fare qualcosa?
In altri testi canonici (es. Marco) vi è anche una breve descrizione di essa, infatti il padrone non fa mancare nulla a questa vigna in quanto la dota anche di una siepe, un frantoio e una torre. Potremmo considerare questi elementi come il simbolo della perfezione e dell'equilibrio che consentono la vita sul pianeta (per la serie: Dio "ha pensato proprio a tutto!").
Ma veniamo ora alla parte più divertente... il padrone non bada da sé alla vigna, ha ben altre cose a cui pensare, quindi ecco che l'affida a dei contadini (per essere precisi, la affitta).
Nelle interpretazioni classiche, questa parabola viene descritta come la condanna ufficiale di Gesù verso il giudaismo, quindi i contadini, secondo questa interpretazione, rappresentano "il popolo eletto da Dio". Alquanto semplicistica (e razzista?) come interpretazione poiché si riferisce a una percentuale di uomini ed esclude gli altri. Perché riferirsi a degli uomini escludendo gli altri?
In realtà tutti noi siamo i contadini di questa vigna, nessuno escluso, cos'altro rappresentano i contadini della parabola se non l'umanità intera?
Questi contadini vogliono fare un po' i furbetti... anche se la vigna non appartiene a loro, loro vogliono comunque impadronirsene. Si inizia col rifiutare il pagamento (la parte di raccolto che spettava di diritto al padrone) si passa poi col rifiutare il fatto che la vigna in realtà appartiene al padrone fino ad arrivare "ad uccidere l'erede della vigna" per accaparrarsi il diritto su di essa, diventandone i padroni.
La parabola termina con la punizione inflitta a questi contadini che si sono comportati male: "Verrà e farà morire quei contadini e darà la vigna ad altri".
Infatti che se ne fa un padrone di contadini che non pagano la loro parte? Non servono a nulla...
Questa miei cari, è la legge della selezione naturale.
Nulla può esistere infatti che non abbia una sua utilità.
Nulla esiste per se stesso.
I contadini che non sono in grado di svolgere il loro lavoro vanno inevitabilmente sostituiti con altri che invece il loro lavoro lo fanno.
Quindi cosa ci insegna questa parabola? Quale insegnamento possiamo trarre da tutto ciò?
Ci insegna che noi non siamo i padroni di questa Terra, tutto ciò che vediamo non ci appartiene.
Non siamo i padroni dei cieli, non siamo i padroni dei fiumi, né degli animali, né degli alberi e nemmeno del nostro corpo o della nostra vita.
Tutto ciò ci è stato dato in "affitto" e prima o poi tutti nella vita saranno chiamati a "pagare la parte del raccolto che spetta al padrone", i servi che vengono mandati a riscuotere "la parte del raccolto" potrebbero esser paragonati alla morte oppure a tutte quelle cose tristi ma inevitabili della nostra vita... oppure ancora a tutte quelle occasioni della vita in cui veniamo chiamati a compiere il nostro destino.
Il nostro declino è iniziato quando ci siamo rifiutati di pagare questo "tributo" ed è nato in noi il desiderio di impossessarci della "vigna" diventandone noi stessi i padroni. Questo è il "peccato originale" descritto nella Genesi, ovvero il rifiuto dell'inevitabile e il desiderio di sostituirsi a Dio.
E se noi non siamo i padroni di questa Terra, ma solo affittuari, è bene che noi ce ne prendiamo cura come fosse la pupilla del nostro occhio, facendola "fruttare" affinché tutti (anche le altre specie che verranno dopo di noi) ne traggano beneficio.
Ma, nonostante questo, non dobbiamo dimenticarci che prima o poi saremo chiamati a restituire tutto ciò al legittimo proprietario.
Tutto ciò ci invita a lasciare il segno della nostra esistenza e del nostro passaggio, in quanto non per noi stessi siamo qui. Ma per fare la volontà del Tutto.
E se l'uomo si rifiutasse di svolgere il suo compito, di badare alla "vigna" e "pagare quanto dovuto"?
La parabola è chiara a riguardo: se continueremo sulla strada che stiamo percorrendo oggi, verremo cancellati dall'esistenza prima che il nostro tempo sia giunto e, al nostro posto, verranno altri più degni di questo compito (probabilmente altri animali o alieni venuti da altri mondi).
Molte altre interpretazioni possono esser fatte, in ognuna si può cogliere un briciolo di verità. Questa è la mia interpretazione.
Argomenti correlati:
(parte 2) La parabola del figlio prodigo.
Un articolo da leggere: "La filosofia ambientale e le religioni dell'Occidente" di Albino Fedeli su www.filosofia-ambientale.it : cliccare su "Articoli" e poi scorrere fino a maggio 2003.
RispondiEliminaMi piace la tua interpretazione.
RispondiElimina.---
Riguardo alle mani di Dio,
George Bernanos ha detto (cito a memoria) :
"Quali mani ha Dio se non le nostre ?"
Ciao.
Gianni Tiziano
Grazie Gianni,
EliminaForse George Bernanos non era poi così lontano dalla verità a tal proposito.