sabato 22 marzo 2014

Gesù predicava l'ecologia profonda? (parte 3)



Nei post precedenti abbiamo provato a dare una possibile spiegazione alle parabole dei vignaioli omicidi e del figlio prodigo, affrontando anche alcuni degli argomenti che stanno a cuore alla filosofia dell'ecologia profonda.
In questo post invece affronteremo un argomento molto ricorrente all'interno dei vari vangeli: Il cosiddetto "Regno dei Cieli".
Che cos'è questo "Regno dei Cieli"? Si tratta di un regno lontano e sovrannaturale o di una realtà vicina, che possiamo sperimentare tutti i giorni? E infine...che cosa c'entra tutto questo con l'Ecologia profonda?

Continuate a leggere e proveremo a dare una risposta a tutte queste domande...


Che cos'è il Regno dei Cieli? Si tratta forse di una realtà ultraterrena, di un qualcosa di astratto e lontano dalla realtà oppure esso è un qualcosa che ci tocca da vicino e ci riguardo ora, nel presente?
La verità è che non è ben chiaro cosa sia realmente nonostante nel Vangelo questa espressione compaia per più di 100 volte. Persino i cristiani sono e sono stati divisi in passato sul suo reale significato.
Parlando con molti cristiani ancora oggi, quello che ci si sente dire è che: "Il Regno dei Cieli altro non è che il paradiso".
Ma è davvero così? E su quali basi questa credenza viene considerata giusta? Solo perché lo dice la Chiesa? Ma è chiaro che la Chiesa ha da sempre avuto interessi a manipolare la verità. Gli stessi fatti storici ce lo dimostrano.

Iniziamo con l'analizzare il significato della parola "Cieli".
Questo termine indica quello che in realtà ci suggerisce, ovvero una somiglianza con "cielo"? Regno del cielo dunque? Il paradiso è in cielo? Non ha molto senso, visto che ormai sappiamo tutti che fra le nuvole del cielo non c'è nessun regno, ne tanto meno il paradiso o Dio stesso. Ma dopotutto a quell'epoca non potevano certo saperlo...
Tuttavia alcuni studiosi affermano che la parola "cieli" è un sinonimo della parola "Dio" nella lingua ebraica. La parola "Cieli" veniva usata in certi ambiti religiosi e in certe dottrine (come quella rabbinica) per evitare di pronunciare il nome di Dio (cosa considerata irrispettosa). Infatti ancora oggi si usano espressioni come "Che il cielo ci aiuti!" o "Che il cielo ti ascolti!"
Il "Regno dei cieli", dunque, diventa il "Regno di Dio", espressione anch'essa usata nei Vangeli.
La frase ricorrente di Gesù: "Il Padre vostro che è nei cieli" però, sembra non sottostare a questa regola... infatti se sostituiamo la parola cieli con Dio, la frase non ha apparentemente alcun senso. "Il Padre vostro che è in Dio"... bah non suona neanche bene e come abbiamo detto prima: se con cieli intendiamo cielo, allora la frase è falsa, non c'è alcun padre in cielo. Nessun tizio con la barba bianca sulle nuvole...altrimenti lo avremmo già visto.
Così pure anche la famosa preghiera del padre nostro: "Padre nostro che sei nei cieli...". Anche qui la frase non ha molto senso se si sostituisce cieli con Dio.
Che si tratti di un'espressione inserita in seguito dai padri della chiesa romana? In effetti queste espressioni sembrano quasi contraddittorie rispetto al significato di "cieli" che viene utilizzato maggiormente nel resto dei vangeli: ovvero Il Regno di Dio. Dove la parola regno diviene sinonimo di "casa", "luogo di appartenenza", ovvero il luogo in cui Dio dimora, ciò in cui Dio è.
Se guardiamo anche al vangelo di Tommaso (considerato apocrifo, guarda un po'), esso ci fornisce una spiegazione di dove potrebbe essere questo "Regno di Dio":

(Tom 3) "Se i vostri capi vi diranno, 'Vedete, il Regno è nei cieli', allora gli uccelli del cielo vi precederanno. Se vi diranno, 'È nei mari', allora i pesci vi precederanno. Invece, il Regno è dentro di voi e fuori di voi.
Quando vi conoscerete sarete riconosciuti, e comprenderete di essere figli del Padre vivente. Ma se non vi conoscerete, allora vivrete in miseria, e sarete la miseria stessa."

(Tom 77) "Io sono la luce che è su tutte le cose. Io sono tutto: da me tutto proviene, e in me tutto si compie.
Tagliate un ciocco di legno; io sono lì.
Sollevate la pietra, e mi troverete."


Da questi due passi del vangelo di Tommaso possiamo intuire che "Il Regno di Dio" altri non è che il luogo in cui Dio è. E quale luogo migliore in cui essere se non nell'Universo stesso?
Universo inteso non solo in senso fisico e materiale, ma nel senso di ciò che rappresenta l'Universo stesso nella sua totalità, che comprende anche l'invisibile e l'imperscrutabile, ovvero il Tutto.

Altra questione molto dibattuta riguardo al Regno dei cieli è il tempo. Il Regno dei Cieli verrà in un futuro lontano, o è già qui?
Secondo certe persone esso è una realtà che deve venire. "Convertitevi poiché il regno dei cieli è vicino"
In realtà il termine usato nei vangeli originali, e poi tradotto con "vicino", in ebraico indica il luogo e non il tempo come invece avviene per la lingua greca.
Quindi secondo questa logica, "Il Regno dei Cieli è vicino" significa dunque che il Regno di Dio è qui, in mezzo a voi, ma molti non riescono a coglierlo.
Tale frase, usata anche come saluto, non è un monito quindi (Attenti che il regno sta arrivando!)... ma una rassicurazione (Tranquilli, Dio è qui, vi è vicino. E' tutto intorno a voi e con voi.)
Abbiamo una dimostrazione di questo nei versetti 17, 20-21 del Vangelo di Luca e nel versetto 113 del vangelo di Tommaso:

(Luca 17, 21) «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l'attenzione, e nessuno dirà: eccolo qui, o: eccolo là. Perché il regno di Dio è in mezzo a voi!».

(Tom 113) I suoi discepoli gli chiesero, "Quando verrà il regno?"
"Non verrà cercandolo. Non si dirà 'Guarda è qui!' oppure 'Guarda è lì!' Piuttosto il regno del Padre è sulla terra, e nessuno lo vede"


Ma vediamo ora alcune delle parabole più famose in cui Gesù cerca di spiegare questo misterioso "Regno di Dio".


PARABOLA DEL GRANELLO DI SENAPE


(Tom 22) I discepoli dissero a Gesù, "Dicci com'è il Regno dei Cieli."
E lui disse loro, "È come un seme di senape, il più piccolo dei semi, ma quando cade sul terreno coltivato produce una grande pianta e diventa un riparo per gli uccelli del cielo."

(Marco 4, 30-32) "A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? Esso è come un granellino di senapa che, quando viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti semi che sono sulla terra; ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra."

Questa parabola è molto interessante, molti cristiani la interpretano dicendo che il granello di senape rappresenta la fede o comunque Gesù stesso e la pianta che cresce rappresenta dunque il cristianesimo, la religione dei suoi seguaci, che un giorno crescerà e abbraccerà tutta la terra.
Va beh, se la si vuol vedere così a tutti i costi non c'è ragione che tenga, sarà così.
Ma proviamo a uscire dai soliti canoni e dai soliti schemi.
Non so voi... ma per quanto mi riguarda fin dalla prima volta che ho letto sta parabola mi è sembrata una descrizione alquanto accurata di come è nato l'Universo.
"Esso è come un granellino di senape" riferito al Regno di Dio è già un indizio eclatante.
Come abbiamo visto prima, il Regno di Dio potrebbe essere inteso come il luogo in cui Dio è, ovvero l'Universo stesso, il Tutto.
L'Universo, quindi, è come un granellino di senape, il più piccolo di tutti i semi (l'unità di misura più piccola conosciuta al tempo); ma appena viene seminato cresce e diventa una pianta imponente.
La parabola ci dice addirittura: "tanto grande che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra". Questo ci fa pensare alle molte, ipotetiche, forme di vita che abitano l'Universo e che vivono grazie a questa "pianta".

Il granellino di senape in questo caso rappresenterebbe quella che i fisici chiamano "singolarità", ovvero il punto di origine da cui è scaturito tutto l'universo.
Il seme che cresce rappresenterebbe quindi quello che i fisici chiamano "big bang", seguito poi dall' "inflazione".
L'atto di seminare, non che il terreno coltivato rappresentano ciò che ha dato il via a tutto, la causa scatenante... ancora un mistero per i fisici e molti studiosi del settore.


PARABOLA DEL LIEVITO


(Luca 13, 20-21) "A che cosa rassomiglierò il regno di Dio? È simile al lievito che una donna ha preso e nascosto in tre staia di farina, finché sia tutta fermentata"

Anche questa parabola è molto simile a quella del seme di senape, qui al posto di un seme che germoglia viene presentato il lievito posto all'interno del pane, che lo fa lievitare.
Altra parabola che prende situazioni e abitudini tipiche dell'epoca in cui Gesù visse.
Un giorno mi capitò, mentre stavo guardando un documentario sull'Universo, di assistere alla spiegazione di un fisico che cercava di spiegare la teoria dell'Inflazione e il fatto che le galassie si allontanassero le une dalle altre. Ad un certo punto ha estratto un palloncino ci ha disegnato sopra dei puntini e l'ha gonfiato. Mentre guardavo il documentario la mia mente è andata subito a questa parabola e al pane che lievita. Perché no? mi sono chiesto.
Se Gesù avesse avuto a disposizione un palloncino, probabilmente lo avrebbe gonfiato e usato come esempio per spiegare questo "Regno di Dio", tanto misterioso.
Così come il lievito che fa "gonfiare" il pane, il Regno di Dio sarebbe stato paragonato all'aria soffiata dai polmoni di Gesù.

Beh qualcuno giustamente potrebbe dire: Ma a quel tempo ancora non si sapevano queste cose! Com'è possibile?
Beh, non è necessario credere alla "divinità" di Gesù per accettare una cosa simile. Ci sono molte altre spiegazione riguardo a questo e molte altre opzioni da prendere in considerazione. Ma purtroppo non vi è alcuna prova concreta.
Lo stesso vangelo cita la profezia del profeta Asaf che dice: "Aprirò in parabole la mia bocca, svelerò cose nascoste fin dall'origine del mondo"


IL TESORO NASCOSTO E LA PERLA PREZIOSA


(Matteo 13, 44) In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo».

(Matteo 13, 45-46) Ancora, il regno dei cieli è simile ad un mercante che va in cerca di belle perle. E, trovata una perla di grande valore, va, vende tutto ciò che ha, e la compera.

Qui abbiamo una situazione diversa, ma queste parabole possiamo raggrupparle insieme perché entrambe sono molto simili fra loro.
Qui il Regno di Dio viene paragonato a un tesoro nascosto o a una perla di grande valore per la quale vale la pena addirittura vendere tutto per avervi accesso, per entrare a farne parte.
Questo Regno di Dio dunque vale più di ogni ricchezza posseduta dall'uomo, è talmente prezioso ed importante che chi entra a farvi parte è talmente occupato a pensare a cosa ha trovato che si scorda completamente di cosa ha perso. Nonostante abbia perso tutto gioisce comunque, poiché ha trovato una gioia grande, il tesoro dei tesori.
Questo mi fa pensare un po' a quelle persone che hanno lasciato tutto, che hanno abbandonato le comodità e i vizi delle città o addirittura della "civiltà" per condurre una vita più sobria, più naturale, più a contatto con il Tutto, nel rispetto delle sue leggi.
Spesso parlando con queste persone si intuisce che dentro di loro hanno trovato la gioia, la pace (quella vera) e tanta tanta soddisfazione personale. Ma hanno avuto coraggio, certo.
Dopotutto chi di noi, oggi, avrebbe il coraggio di vendere tutto ciò che possiede per comprare una perla? Non avrebbe molto senso... non è certo un comportamento logico da attuare. Eppure in questa apparente pazzia, molti hanno trovato la loro felicità.

Esistono molte altre parabole che parlano di questo Regno dei cieli, così tanto misterioso quanto affascinante. La mia è solo una delle tante interpretazioni che possono essere fatte.
Vi invito a leggere i vari vangeli e trovare altre parabole che parlano del Regno, lascio trarre a voi le conclusioni.

La prossima volta parleremo del presunto rapporto di Gesù col mondo naturale, il suo modo di pensare riguardo ai sacrifici animali non che addirittura delle teorie che vedono Gesù come un vegetariano.

2 commenti:

  1. Credo che il paradiso sia qui sulla Terra, che sia il pianeta Terra, per noi "esseri umani".
    Credo vi siano tanti angoli di paradiso, tanti paradisi nell'Universo.
    Tutto è paradiso.
    La terra è “paradiso”, e quegli “esseri umani” che non se ne rendono conto, possono accettare (non tutti per fortuna) che sia rovinato e distrutto (portato allo stato di “inferno”).
    Uno dei pensieri che rendono accettabile questa distruzione, questa trasformazione del pianeta Terra, da “paradiso” ad “inferno”, è quello secondo il quale "il “paradiso è in cielo”, cioè al di fuori della vita che vediamo, e a cui accediamo dopo la nostra morte.
    All'opposto, quelli che pensano che il paradiso è la Natura in cui siamo immersi e di cui facciamo parte, è più portato (non tutti purtroppo) a non arrecare danni al paradiso in cui già viviamo.
    .----
    Stà all'umanità (che ha grande potenza distruttrice) astenersi dalla distruzione del paradiso in terra.
    E' una questione mentale.
    Il pianeta Terra dovrebbe essere considerato, da tutti, il paradiso, e rispettato.
    Anche gli esseri umani nostri simili vanno rispettati.
    Se perseguiamo il rispetto su questa Terra, contribuiamo a farla più paradisiaca.

    Ciao. Tiziano

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    Risposte
    1. Grazie come sempre per il tuo intervento,
      Il tuo ragionamento non fa una piega caro Tiziano. Io la penso esattamente come te.

      Ciao!

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