lunedì 1 settembre 2014

Illuminazione: il risveglio della coscienza


Nel post precedente abbiamo parlato di ciò che ci impedisce davvero di raggiungere l'illuminazione, la nostra mente è in perenne conflitto e di fatto c'è un gran rumore dentro di essa, un rumore che ci rende schiavi, ci impedisce di concentrarci su noi stessi, su ciò che siamo realmente e impedendoci di conseguenza di essere liberi, di essere noi stessi.
In questo post voglio riprendere ancora l'argomento cercando di parlare però di cosa effettivamente si può fare per limitare questo continuo vociare e aiutare di conseguenza il nostro vero Io ad emergere.
Questo è ciò che potremmo definire "risvegliare la propria coscienza". Questo è il primo passo da fare verso l'Illuminazione, ma è anche quello più lungo e difficile.
Questo cammino varia molto da persona a persona, vi sono persone infatti che impiegano tutta la loro esistenza prima di riuscire a fare questo passo, altre addirittura non ce la fanno e muoiono prima di riuscirci.
Più raramente può capitare che vi siano persone che riescano in poco tempo ad ottenere e mantenere questo stato.
Ma tutto questo non deve spaventarci o farci indietreggiare davanti ad un tale proposito: quello verso il risveglio è pur sempre un cammino che ci offre una grande opportunità per migliorare noi stessi e il nostro modo di rapportarci con il resto del mondo. Anche nel caso in cui non riusciremo a portarlo totalmente a compimento in questa vita.


Se risvegliare la propria coscienza è ciò che serve per raggiungere l'illuminazione, qual'è il primo passo per risvegliare la propria coscienza?
Sarebbe buona cosa riuscire ad interrompere questo continuo vociare dentro la nostra testa, ma come fare?
Il principale responsabile della confusione che abbiamo in testa, come abbiamo visto nel post precedente, è la continua interazione fra pensiero ed emozione che instaurano un dialogo reciproco al fine di inibirci.
Quindi per fermare questa situazione l'unico modo è interrompere tale dialogo, "intrappolando in una bolla" o "congelando" le nostre emozioni. Non dobbiamo infatti permettere alle nostre emozioni di diventare pensiero, se lo facciamo non facciamo altro che alimentare tutto questo e inevitabilmente ne subiremmo le conseguenze (stanchezza/paura nel perseguire i propri doveri/ideali, tiepidezza, immobilismo, apatia e nei casi più gravi depressione.).
Il congelare non va assolutamente confuso con il sopprimere le proprie emozioni, noi infatti dobbiamo essere consapevoli di ciò che abbiamo dentro e di ciò che le emozioni ci suggeriscono, concepirle come un monito/ un avvertimento ma non dobbiamo dargli troppo peso, permettendogli così di auto-alimentarsi e ingigantirsi, impossessandosi della nostra mente.

Ritornando quindi al nostro schemino e ai nostri personaggi, avremo quanto segue: (cliccare per ingrandire)


Ora, se riuscite a fare questo significa che avete già fatto il primo piccolo passo verso il risveglio della vostra coscienza.
Se non riuscite a fare questo, non dovete preoccuparvi, è relativamente normale che sia così.
Per prima cosa bisognerebbe chiedersi come è possibile fare questo, che cosa effettivamente ci da la forza di "congelare" le emozioni?
E' opportuno ricordare che le emozioni sono reazioni automatiche e per lo più inconsce che collegano il presente alle esperienze passate. Quindi se le emozioni sono per lo più inconsce come è possibile controllare la maniera con cui interagiscono all'interno della nostra mente? Non è possibile infatti intervenire su qualcosa se prima non siamo consapevoli della sua esistenza.
Infatti noi in genere non ci accorgiamo per la maggior parte del tempo delle nostre emozioni, e non essendo noi consapevoli di esse non possiamo avere potere su di loro e quindi "congelarle", permettendoci di avere un dialogo interiore più pacato e meno turbolento.
Effettivamente è un po' come sognare... noi non siamo consapevoli di sognare, crediamo spesso che il sogno sia reale. Ma cosa succede se noi diventiamo consapevoli che stiamo sognando e che il sogno non è reale?
Alcune persone in tutto il mondo hanno questo "potere" e sono in grado di controllare i propri sogni, ma possono farlo solo se sono consapevoli del fatto di sognare. Ecco che l'inconscio diventa conscio e la nostra volontà può intervenire su di esso. Così è per i meccanismi che avvengono all'interno della nostra mente.
Va precisato e ribadito però a tale proposito come ho detto in precedenza che le emozioni, a differenza dei sogni, non possono esser controllati direttamente e a piacimento (non possiamo decidere noi cosa provare) ma possiamo comunque intervenire sulle interazioni che esse hanno all'interno della nostra mente, impedendo loro di diventare distruttive.
All'inizio richiederà uno sforzo enorme per riuscirci, ma dopo aver fatto intimamente esperienza di tali meccanismi e aver consapevolizzato il tutto la cosa potrebbe risultare molto più semplice, spontanea e meno artificiosa.

Una volta sviluppato la nostra consapevolezza riguardo a tali meccanismi, il passo immediatamente successivo è quello di risvegliare il proprio io, e questo si verifica anche divenendo consapevoli della differenza fra noi e i meccanismi stessi che avvengono all'interno della nostra mente. Noi non siamo la mente che pensa, noi non siamo le nostre emozioni, noi non siamo i nostri sentimenti, infatti molte volte pensiamo, diciamo o facciamo cose e proviamo cose che nemmeno vogliamo pensare/dire/fare/provare. Chi siamo allora noi? Noi siamo la coscienza, l'insieme del tutto.
Per rappresentare questa parte di noi all'interno dei futuri schemi ho deciso di dargli il nome di vero Io.
Il nostro Io più intimo, il più vero... conservato intatto nella sua purezza ma addormentato da una vita che molto spesso è stata ingiusta e priva di stimoli positivi. Il vero Io necessita quindi di essere risvegliato per poter accedere a quella che viene chiamata "illuminazione", anche solo per un breve periodo di tempo.


Nel prossimo post parleremo meglio del vero Io e delle sue caratteristiche, provando a spiegare la differenza con l'Io profondo.


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