mercoledì 30 luglio 2014

Il disprezzo della solitudine


Al giorno d'oggi, sappiamo, la solitudine viene considerata un qualcosa di assolutamente negativo, da evitare a tutti i costi.
Probabilmente da sempre è così, non a caso nel corso della storia le persone che hanno osato isolarsi dalla società sono sempre state vittime di astio e pregiudizi da parte della gente comune.
C'è da dire anche che nonostante oggi la solitudine sia vista come un qualcosa di negativo, sempre più persone sono sole ed isolate. E sappiamo tutti bene o male perché e cosa comporta vivere nella società di oggi. Centinaia, migliaia di persone costrette a vivere a fianco a fianco senza aver alcun legame che li accomuna. Inevitabilmente questo spinge le persone ad isolarsi mentalmente ancor prima che fisicamente.



Però, come si può giudicare a priori la solitudine? Perché si deve dire per forza che la solitudine sia solo un modo che le persone hanno per sfuggire ai problemi della realtà, e che quindi le persone che "fuggono" dalla società sono delle persone individualiste e irresponsabili, incapaci anche di provvedere alla propria crescita personale? O magari affermare che le persone che scelgono una vita ritirata sono monotoni perché fanno sempre le stesse cose e non incontrano gente nuova. Perché deve essere necessariamente così? Perché si deve pensare per forza questo? Non è detto che per tutti sia la stessa cosa...

Questa smania dell'uomo di voler giudicare la realtà e separala in destra e sinistra, questo va bene sempre, questo è male sempre... è semplicemente irritante. Perché non si può trovare un equilibrio? Perché si deve sempre pensare che non esiste nulla in mezzo?
L'Universo ha una quantità di sfumature impressionanti, un infinità di colori, da rimanere decisamente a bocca aperta.
Perché quindi giudicare tutto solo in bianco e nero? E' un qualcosa di molto limitativo, penso lo capiate anche voi.
Avere un televisore a colori rende meglio l'immagine che viene trasmessa rispetto ad un televisore in bianco e nero. Questo vuole fare la società, basare il proprio giudizio su un televisore in bianco e nero.

Quindi perché la solitudine deve esser per forza considerata un qualcosa di negativo da evitare a tutti i costi?
Perché uno dovrebbe esser costretto a vergognarsi della propria solitudine? O perché uno dovrebbe sentirsi sbagliato se non ama stare in mezzo alla gente, o circondarsi di amici?
Magari una persona semplicemente non si trova a suo agio con le altre persone per svariati motivi (magari ad esempio le cose che fanno gli altri non lo soddisfano o non gli interessano), non per questo dovrebbe esser considerata una persona debole o immatura a priori.
Oppure semplicemente non è interessato in maniera così insistente ad avere sempre qualcuno accanto, magari è una persona che preferisce stare da sola, perché magari solo quando è sola riesce ad essere davvero se stessa. Magari perché quella persona sa che nessun altro al mondo potrà dargli ciò che cerca.
Magari anche se ama la solitudine, non disprezza lo scambiare due chiacchiere con qualcun altro...certo, ama anche la compagnia. Ma non fa della compagnia lo scopo della sua esistenza.

Io sono dell'opinione che ognuno a questo mondo si sforza di trovare il modo che più gli si addice per vivere nel modo più sereno possibile, per sopravvivere anche, perché no!
Quindi perché giudicare? Chi siamo noi per giudicare?
Se una persona trova nella solitudine l'unico modo per non diventare pazzo, ammalarsi o l'unico modo per continuare a sopravvivere, perché non lasciarglielo fare?

Perché la solitudine deve esser vista come una malattia, come un qualcosa da curare sempre e comunque. Qualcosa di brutto triste e deprimente magari. Perché deve essere sempre così?

Forse si dovrebbe riflettere di più sul fatto che accettare su di se la solitudine significa anche prendersi più tempo per se stessi, magari nel silenzio di una stanza buia, o nel bel mezzo di una radura di una foresta.
Significa imparare a metabolizzare meglio i propri sentimenti, significa sapersi interrogare di più su ciò che ci circonda, imparare a guardarsi dentro... lontano dal chiasso, dalle frivolezze e dall'influenza del pensiero comune.
Questo non necessariamente deve essere interpretato come un comportamento egoista, infatti una volta aver imparato a guardare dentro a noi stessi possiamo imparare a guardare anche dentro agli altri cercando di capire quali sono davvero i loro veri bisogni. Guardando dentro noi stessi possiamo imparare a comprendere l'animo umano e accettarne le possibilità e i limiti.
In un certo senso la solitudine può renderci più forti, ma solo se noi impariamo ad accettarla non come una limitazione o un imposizione, ma come una possibilità.
Questa è per me la forza della solitudine, questo è il significato che io le attribuisco. Non un isolamento totale e sterile quindi, ma un opportunità per conoscersi meglio e per lavorare su noi stessi... imparando anche a vivere in pace con noi stessi, ancor prima che con gli altri.



8 commenti:

  1. Bel post.
    E' vero che esistono varie sfumature di grigio fra il bianco e il nero.
    Nella solitudine si riesce a fare tante cose che in compagnia non si riesce a fare.
    Noi siamo esseri sociali, ma alcuni di noi hanno assolutamente bisogno di momenti di solitudine.
    Alcuni addirittura arrivano all'eremitaggio (sono pochissimi).
    Quindi, possiamo stare in compagnia o in solitudine, nero e bianco, e non sempre in solitudine o sempre in compagnia, ognuno di noi è diverso e, se non fa del male, degno di rispetto.

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    1. E' proprio così Tiziano, perché non imparare ad accettare la diversità? Non dico per forza comprenderla o farsela piacere, ma semplicemente accettare che esistono anche altre strade che funzionano, e non perché sono lontane dal modello che ci propina la società o dai nostri schemi mentali dobbiamo considerarle sbagliate a priori e quindi condannarle. Quanto mi piacerebbe se le persone iniziassero a vederla di più in questo modo. Ci sarebbero sicuramente molti meno conflitti.

      Grazie per il tuo intervento e per aver espresso la tua opinione in merito, Ciao!

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  2. una società capitalistica tende a dividere, perchè gli altri sono una minaccia e non una risorsa......purtroppo io credo che alla base della solitudine vi sia spesso e volentieri un contrasto emotivo e di sfiducia verso gli altri o la società in genere....forse parlo per me stesso poichè io sono per lo più solitario....sottolineo come però ahimè questo generi poi un'abitudine come se stare con gli altri fosse più una seccatura, un problema che non un piacere....l'uomo soffre la solitudine eppure in questo periodo storico la percepisce e la vive più intensamente credo dei precedenti....

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    1. E' vero Luca.
      Io penso che alla fine chiunque sia arrivato a conoscere nel profondo questa società e le persone che la perpetuano in generale sviluppi una tendenza ad essere solitario. Perché alla fine mantenere le distanze da certi ambiti o persone diventa inevitabile per preservare la propria integrità morale, psichica e mentale... che altrimenti risulterebbe alquanto compromessa dovendo affrontare tutti i giorni determinati luoghi comuni di pensiero. Il rischio c'è sicuramente, ed è per questo che bisognerebbe mantenersi comunque aperti mentalmente per evitare di isolarci completamente. Però alla fine secondo me certi comportamenti sono solo delle conseguenze che non sempre possiamo evitare se non agiamo prima alla radice del problema. Io comunque non ci vedo niente di male a priori, ognuno cerca di trovarsi la strada che più gli si addice e se questa strada non arreca danno al prossimo, è meritevole di rispetto.

      Grazie per il tuo intervento Luca e per aver espresso la tua opinione.

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  3. il fatto è che purtroppo siamo dipendenti l'uno dall'altro...non c'è nulla di male nella solitudine ma essendo limitati per natura e avendo dei bisogni, siamo spinti alla ricerca dell'altro....la consapevolezza c'è.....ma c'è anche il disagio

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  4. Mi piace quanto hai scritto. E' vero, esistono persone che hanno un grande bisogno di stare in compagnia. Alcune persone che conosco sono così: soffrono a stare da soli. Al contrario, io riesco a stare in pace con me stessa solo quando sono da sola. Forse, l'idea di un continuo confronto con l'altro, di cui posso conoscere solo ciò che lui o lei mostra di sé, è uno dei motivi per cui stare con gli altri mi risulta "faticoso". Io so cosa mi piace, riesco a stare con me stessa anche in silenzio, occupando il mio tempo facendo tante cose. Invece, è difficile sapere cosa piaccia agli altri, se certi discorsi od opinioni risultino sgradevoli o se siano condivise...non che sia un male, anzi: il confronto aiuta a comprendere meglio anche se stessi. Tuttavia, può essere uno sforzo non indifferente. In qualche modo, una persona nega se stessa quando è in compagnia degli altri. Spesso ci si comporta in modi diversi con persone diverse; il nostro comportamento viene influenzato dalla conoscenza dei loro gusti e opinioni...così, alla fine, l'unico momento in cui possiamo davvero riconciliarci con il nostro vero "Io" è quando siamo da soli.

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    1. Grazie Erika per il tuo intervento e per la tua testimonianza :)
      Ciò che tu hai espresso è verissimo e l'ho sperimentato anche io in molte occasioni.
      E' verissimo il fatto che stare con gli altri quasi sempre significa negare se stessi, ma questo dipende purtroppo anche dalla società civilizzata in cui viviamo, in cui si tende ad "omologare" tutto e tutti. Quindi se non ti comporti in un determinato modo o non fai le cose che fanno gli altri sei "out", e questa purtroppo è una grande piaga dei giorni nostri, anche se io penso che bene o male queste cose succedevano anche in antichità.
      Il vero confronto secondo me avviene quando entrambe le parti sono disponibili al dialogo e alla comprensione o persino ad un compromesso, indipendentemente dalle loro opinioni o dal loro credo... se queste condizioni non ci sono e si viene giudicati a priori il confronto non serve poi a molto.
      Io personalmente ho dovuto accettare la solitudine fin da bambino, a quei tempi era più una questione di sopravvivenza. Difronte al rifiuto degli altri invece di deprimermi e farmene una colpa ho scoperto che alla fine io non avevo bisogno di loro in particolare per divertirmi e che potevo farlo anche da solo, a modo mio.
      Durante l'adolescenza non ho voluto uniformarmi a certi modi di pensare e di comportarsi, si sa come sono queste cose. Se non ti uniformi e non segui la moda del gruppo non puoi far parte della "compagnia". Quindi anche qui alla fine ho preferito stare da solo piuttosto che farmi influenzare.
      Poi beh con il passare degli anni ho imparato molte altre cose sulla solitudine, e da necessità imposta dalla situazione è diventata una scelta di vita per così dire.
      Alla fine solo quando siamo solo riusciamo ad essere davvero noi stessi, come hai detto tu. Sarebbe bello poter essere se stessi sempre, anche in mezzo alla gente. Ma non tutti ne sono capaci...ci vuole davvero molta forza d'animo, coraggio e sicurezza di sé. Anche in questo la diversità dovrebbe esser accettata.

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